lunedì 23 febbraio 2009

Da dove viene Mandela

Si parla spesso tra di noi di cio’ che vediamo in questo paese, cercando di analizzare il perche’degli atteggiamenti dei suoi abitanti, capire qual’e’ stata la loro storia e, in questo modo, da dove vengono.
Perche’ e’ molto intrigante – e anche un po’ inaspettato - osservare la pacifica convivenza tra bianchi, neri, indiani e meticci (i cosiddetti coloured) che condividono oggi tutto con una naturalezza che fino a un decennio fa non gli era permessa e capire da dove ricevono tutta questa forza di reagire a delle circostanze storiche (e di storia recente) terribili e non giustificabili.
Generalmente, per percorrere questa strada, ci sono varie possibilita’: o incontrare qualcuno che abbia la voglia di renderci partecipe con i suoi racconti o confrontarsi quotidianamente con gli autoctoni, avendo un orecchio sempre teso a carpire le varie dinamiche o ancora leggere, “studiare” dai libri.
La prima possibilita’ per ora ci e’ preclusa per almeno due motivi: Cape Town e’ grande, ha 3 milioni e mezzo di abitanti e non e’ facile trovare quella “dolce” condizione da piccolo villaggio dove c’e’ sempre la mitica figura di un santone seduto davanti a qualche bar pronto a raccontarti “quanto si stava meglio quando si stava peggio”, senza poi contare l’ostacolo della lingua.
La seconda invece e’ quella piu’ a portata a mano: a cominciare dal mattino in treno fino alla sera al locale jazz sotto casa, cerchiamo di interrogare, ipotizzare, osservare quanto piu’ possibile, incuriositi dagli attegiamenti, desiderosi di trovare le differenze ma soprattutto le affinita’, che, nonostante siamo a testa in giu’, esistono e forse ci fanno sentire un po’ piu’ a casa.
Infine la terza ipotesi: poiche’ non si finisce mai d’imparare e in piu’ gli esami non finiscono mai, come direbbe il santone del bar, abbiamo intenzione di leggere e leggere, ampliando la nostra – scarsissima- cultura sudafricana.
E’ infatti evidente quanto poco sappiamo di questa terra e quanti pregiudizi ci siamo portati dietro dall’Italia! Abbiamo impiegato circa due mesi per scrollarci di dosso infondate paure di violenze, attacchi ai bianchi e via dicendo…

Il primo libro che ci siamo ritrovati a leggere per raggiungere questo nobile scopo (apro per questo una parentesi: grazie Cinese, Fabio e anche Ciro, graditissimo regalo!) e’ Lungo cammino verso la liberta’, l’autobiografia di Mandela. Pur non scendendo nello specifico dei fatti e’ servito molto ad iniziare a figurarci il quadro storico generale del Sud Africa, dal 1920 circa ai nostri giorni.
Racconta quali sono state le ragioni che hanno visto nascere l’ANC, African National Congress, e poi le cause che hanno portato al morbo dell’apartheid ma soprattutto racconta cosa ha spinto i cittadini a ribellarsi e infine a vincere contro l’oppressore.
Mandela qui e’ considerato (a ragione) un eroe, tutti lo adorano, anche il piu’ “incorregibile” dei bianchi, ma probabilmente non sarebbe quello che e’ senza la morte – come del resto accade in qualunque guerra che si rispetti – di centinaia di migliaia di suoi concittadini.
E’ stato emozionante leggere questo libro, credo che emozionerebbe chiunque leggerlo ma forse per noi ha assunto un significato piu’ particolare e piu’ intimo perche’ lo abbiamo letto proprio qui, dove tutto si e’ svolto.
Ne riporto solo un pezzettino, ci sono tanti pezzettini che vorrei riportare ma forse quello che segue racchiude piu’ di tutti la fatica di questo paese nella sua lotta di liberazione e sottolinea la grandezza d’animo di Mandela:

Non sono nato con la sete di liberta’. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere. Libero di correre nei campi vicino alla capanna di mia madre, di nuotare nel limpido torrente che scorreva attraverso il mio villaggio, di arrostire pannocchie sotto le stelle, di montare sulla groppa capace dei lenti buoi. Finche’ ubbidivo a mio padre e rispettavo le tradizioni della mia tribu’, non ero ostacolato da leggi divine ne’ umane.
Solo quando ho scoperto che la liberta’ della mia infanzia era un’illusione, che la vera liberta’ mi era gia’ stata rubata, ho cominciato a sentirne la sete. Dapprima, quando ero studente, desideravo la liberta’ per me solo, l’effimera liberta’ di stare fuori la notte, di leggere cio’ che mi piaceva, di andare dove volevo. Piu’ tardi a Johannesburg, quand’ero un giovane che cominciava a camminare sulle sue gambe, desideravo le fondamentali e onorevoli liberta’ di realizzare il mio potenziale, di guadagnarmi da vivere, di sposarmi e di avere una famiglia, la liberta’ di non essere ostacolato nelle mie legittime attivita’.
Ma poi lentamente ho capito che non solo non ero libero, ma non lo erano neanche i miei fratelli e sorelle; ho capito che non solo la mia liberta’era frustrata, ma anche quella di tutti coloro che condividevano la mia origine. E’ stato allora che sono entrato nell’African National Congress, e la mia sete di liberta’ personale si e’ trasformata nella sete piu’ grande di liberta’ per la mia gente.
E il desiderio di riscatto della mia gente – perche’ potesse vivere la propria vita con dignita’ e rispetto di se’ – ha sempre animato la mia vita, ha trasformato un ragazzo impaurito in un uomo coraggioso, un avvocato rispettoso delle leggi in un ricercato, un marito devoto alla famiglia in un uomo senza casa, una persona amante della vita in un eremita.
Non sono piu’ virtuoso e altruista di molti, ma ho scoperto che non riuscivo a godere nemmeno delle piccole e limitate liberta’ che mi erano concesse sapendo che la mia gente non era libera. La liberta’ e’ una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti e le catene del mio popolo erano anche le mie.


Il Sud Africa post-Mandela che ci si presenta oggi e’ un paese a meta’ strada tra terzo mondo ed occidente, con tutte le contraddizioni a cui questa strana alchimia puo’ portare: non dico a caso terzo mondo, perche’ qui e’ ancora possibile sentire le dichiarazioni sconcertanti di un candidato premier che sconfigge la minaccia AIDS facendosi una doccia dopo un rapporto a rischio…e’ agghiacciante e ed e’ esattamente una notizia da terzo mondo.
E’ tangibile una “sottile linea rossa” di sviluppo: due sudafrica che corrono parallelamente, su binari sfalzati di almeno 50 anni: da una parte, scintillanti centri commerciali che farebbero impallidire un Lafayette parigino, macchinoni con motoscafi al seguito di allegre famigliole (biondissime e bianche), movida nelle strade fino a notte fonda, atelier di giovani stilisti nel centro citta’, campi da golf perfettamente rifiniti, villoni da restare senza parole…tutto come se fosse europa (e anche di piu’).
Poi, prendi la macchina, esci poco fuori da cape town e comincia lo scenario desolante delle township..raggruppamenti di casupole dal tetto di lamiera, senza servizi igienici, senza luce e polverose (e figuriamoci se ci sono le strade asfaltate).
Eppure, in questi luoghi la gente va avanti, anzi in alcuni casi vive felice: come si legge infatti nel libro, pare che alcune township – in particolare quella di Soweto (South Western Township) forse la piu’ famosa - siano state i luoghi piu’ animati e colorati di questo paese e al tempo dell’apartheid, erano i centri di diffusione culturale e politica piu’ attivi. Evidentemente sono luoghi a noi bianchi preclusi ma e’ possibile visitarle, pagando una persona del posto che per pochi euro fa da guida: chi c’e’ stato ce ne parla con entusiasmo: “vai li, la guida ti presenta i suoi amici, ti bevi una birra in casa di queste persone, chiacchieri, tutti tranquilli”…
Questo e’ l’incomprensibile sudafrica.
Ma del resto e’ chiaro, e’ appunto come se fosse appena terminata una guerra durata 100 anni - il 27 aprile del 1994 e’ la data delle prime elezioni non razziali e a suffraggio universale del paese - e ora il sud africa deve ricostruirsi. Anzi per essere appena uscito da una situazione cosi’ difficile, sta reagendo fin troppo bene.
Si tocca con mano la voglia di questo paese di farsi valere, nonostante le sue contraddizioni e le sue motivate lentezze, di uscire da un torpore scomodo.
Quello che vedo tutti i giorni mi piace, mi rilassa (oddio, non sempre!): la gente e’ in generale contenta, cortese, originale, per niente stereotipata. Cerca di distinguersi in tutti i modi (soprattutto per le acconciature stravaganti, bisogna dirlo!).
E poi hanno delle ricchezze naturali infinite: paesaggi smisurati, flora e fauna unica, parchi nazionali meravigliosi (praticamente ogni trenta chilometri), qui puoi trovare babbuini, struzzi in liberta’ e ammirarli da vicinissimo, sotto un cielo sempre azzurro e alle pendici di montagne maestose..bello davvero.

Il 12 aprile ci sono le elezioni. Proprio ieri sera (in contemporanea con la chiusura del mitico festival di sanremo!!) abbiamo guardato alla tivvu’ uno di quei programmi tipici del periodo pre-elezioni, con tanto di bruno vespa southafrican!
La situazione politica e’ molto Italian style: partitini e partitelli che si contendono i seggi in parlamento.
Ovviamente, tanta demagogia e tante belle promesse, molte delle quali poi come al solito non verranno mantenute, pero’ abbiamo notato anche tanta..passione?
Vi terremo aggiornati.

Dai vostri inviati in sud Africa..