martedì 29 giugno 2010

una stella in piu' nel cielo....

Ciao zia.

giovedì 17 giugno 2010

Chi ha visto il mio ombrellino di winnie pooh?



Pur non amando il calcio ( per usare un eufemismo ) sento che questi mondiali devono essere vissuti fino in fondo..
Primo, perche' sono un'italiana in Sudafrica e si sa, l'italiano e' piu' italiano quando si trova fuori dal territorio nazionale: lo spirito nazionalista ( che generalmente giace sepolto sotto cataste di lamentele e mal di fegato ) si risveglia all'improvviso appena messo il piedino fuori dalle Alpi.
Secondo, sono in un Paese in cui il rugby e' lo sport nazionale, dopo il noiosissimo cricket, e per un anno e mezzo mi sono sentita dire - nel piu' civile dei casi - che l'Italia e' meglio a calcio che a rugby...insomma, io merito una seconda vittoria ( o se non altro, non una figura delle nostre ).

Terzo..sto Paese, nonostante tutte le immancabili critiche contro l'organizzazione ( soldi buttati nella costruzione di infrastrutture che tra un mese saranno assolutamente inutili, quando c'e' gente che muore letteralmente di fame, costruzione di campi di concentramento per togliere di mezzo i senza tetto sparsi per citta' e dintorni che a quanto pare avrebbero rovinato la gioiosa vacanza ai turisti e via dicendo ), merita un po' di festeggiamenti, merita di svagarsi e dimenticare per un attimo tutti i problemi...Un lato di me tifa senza pudore Sudafrica!

Tuttavia...
FORZA AZZURRI, datemi questo egoistico motivo per dire a voce alta che sono ITALIANA e che in Italia, oltre alla pizza e alla pasta (uffffff...), sappiamo fare anche qualche altra cosina.

E comunque non posso proprio lamentarmi.
Allo stadio ci siamo andati e orgogliosamente abbiamo sfidato acqua e freddo e vento per stare li, su quegli spalti (aaah, per fortuna coperti) a gridare con tutto il fiato l'inno nazionale.
Felpa assolutamente celeste, telecamera e striscione azzurro-su-bianco a ricordare - senza grammatica ma con tanto orgoglio - che A NOI CI PIACE LA COPPA.
Bello. Bellissimo.
Le emozioni della partita in se sono state scavalcate, per quegli 89 minuti, dall'emozione di trovarmi li con altri 64000 tra tifosi e non, paraguayani, sudafricani, italiani etc etc...Flash, ole, vuvuzelas, colori, trombette, corni, battimano, urla disperate ad ogni azione mancata, patatine, pop-corn e budweiser.
E poi quel goal...Un solo grande minuto bellissimo!
Madonna che bello, stadio in delirio e noi due con lui, batti-cinque con gli sconosciuti della fila di dietro contenti per noi, sguardi orgogliosi e un po’ cattivi rivolti a chi invece si dispera nel frattempo...(fratello, un po' per ciascuno!) dov'e' la telecamera, accendi, fammi filmare questo momento storico ( storico solo per noi, si capisce )...
[Video delirante, si sentono solo le nostra urla e non si vede niente a fuoco..proprio come e' stato].
Bello. Bellissimo.

Sono contenta di come tutto stia andando, i Sudafricani stanno reagendo bene (nonostante gli scioperi delle guardie nel bel mezzo dei controlli pre-partita allo stadio..), i turisti tutti bravi uaglioni, Al Qaeda non s'e' fatta ancora sentire ed emozione delle emozioni, sono salita su un autobus vero dopo un anno e mezzo.
Tutto secondo lo schema insomma.

Forza azzurri daglie, che noi crediamo in voi.



p.s. Il titolo ha una ragione ben precisa: quella (perche’ so che e’ una lei, solo una lei poteva fare una cosa del genere) che s’e’ presa il mio ombrellino di winnie pooh allo stadio, compagno di mille piogge e mille traslochi...mannaggia mannaggia...non continuo va...

martedì 8 giugno 2010

Places 1

(Ci sono dei posti speciali...)

Il primo giorno, al nostro arrivo, ci hanno portato fuori a cena ... ancora sballottati dal viaggio lunghissimo, dall’emozione e dalle mille inaspettate immagini che per tutto il giorno ci erano passate davanti agli occhi, siamo stati “trascinati” nel quartiere di Observatory.
E li abbiamo fatto conoscenza con un posto particolare.
E’ un ristorante/luogo di ritrovo/cinema d’essais/aperitivo/musicale con concerti dal vivo (ormai non piu’, sigh)....Uno dei pochi locali che e’ fermo ancora li, quando tanti altri hanno chiuso, riaperto, richiuso, cambiato gestione etc., nel frattempo.
Un’istituzione insomma.
Si chiama Ganesh, nome ben poco africano ma molto evocativo.
I tavoli sono tutti alla buona (qualcuno in legno, qualche altro in formica, tutti oscillanti, quando ti siedi sulle panche piuttosto scomode sei sempre un po’ in bilico e c’e’ sempre qualcosa sotto il sedere che ti da fastidio), le luci sono basse (si, so che nasconde molto sotto quell’atmosfera un po’... romantica) e dei bagni non parliamo neanche (pero’, puoi vedere le stelle riflesse nei tuoi occhi..chi puo’ capire capisca).
Insomma una bettolaccia..
Ma il cibo non e’ malaccio, sicuramente economico, africano con qualche mix “esotico” (che prende il nome di parmigiana di melanzane) e ci piace tanto portare qui chiunque venga a trovarci...inoltre, e’ il primo posto al mondo dove ho mangiato la meringa al limone e mi e’ piaciuta ( e’ buonissima )!
Il menu’ e’ stra-fisso, non e’ cambiato di una virgola da quando ci sono entrata per la prima volta ormai un anno e mezzo fa: spingbok, roti, pap and veg, bobotie, umqusho e – come ho detto prima – qualche influenza mediterranea tipo falafel, oltre alla parmigiana..

Difficile spiegare perche’ il Ganesh mi piaccia. Saranno i colori, sara’ che entrando ti sembra di entrare a casa di un amico, sara’ che e’ tutto cosi’ precario, pare che da un momento all’altro debba essere smantellato, sara’ che e’ stato il primo contatto con questo Sudafrica, sara’ l’insieme di tutto.
In piu’, lo associo molto ad una scena che per me significa tantissimo.
Era sempre quel famoso primo giorno, eravamo li con queste persone, a fine cena dovevano andar via e avevo lasciato delle cose nella loro macchina. Sono uscita quindi con loro per riprenderle.
Una volta arrivata alla macchina, mi hanno detto: se fossi in te non andrei in giro da sola, con uno zaino, qui in questo quartiere.
Terrore.
Se riascolto quelle parole, che ricordo come se mi fossero state appena dette, vedo me in Sudafrica, appena arrivata, scatapultata dall’Italia, contenta, strafelice, che comincia a guardarsi intorno, minuscola e terrorizzata, a realizzare la paura: una cosa con cui non avevo fatto i conti per niente. La violenza, l’essere bianco...Tutti intorno hanno cominciato ad apparirmi come nemici, come persone da cui guardarsi, le mie antenne guardinghe si sono rizzate per la prima volta (ed e’ stato cosi’ per un bel po’ di tempo).
Sono ritornata nel Ganesh completamente spaesata e col cuore a mille per avere camminato da sola per ben 5 metri (dalla macchina al locale appunto), di sera etc etc ed essere ancora viva, tutta intera.
Il Ganesh rappresenta l’inizio di tutto e anche la fine, nel senso che tutto e’ cambiato poi dopo, per fortuna. Non ho piu’ paura di camminare la sera ad Observatory, perche’ in realta’ non c’e’ nulla da temere.
Vivere nel terrore poi sarebbe un non-vivere.
Questa cosa non l’ho mai detta a quella persona, perche’ se ha vissuto tutta una vita da sudafricano bianco con la paura, non sta a me scrollargli di dosso questa convinzione.
Ma (non-)va bene cosi’.

Volevo solo omaggiare il Ganesh, dove tutto e’ iniziato (e per fortuna gia’ finito) e continua ancora.

giovedì 3 giugno 2010

Se il Sudafrica stesse in Congo

Strano.
Bisogna sempre vivere qualche evento fuori dalla normalita’ per capire quanto diavolo siamo fortunati.
L’evento e’ l’andar via, questa volta...(no, no non sono i mondiali di calcio!).
Gia’ mi dispero se penso che tra non molto lascero’ tutto questo.
Lo so, lo so...
Ho trascorso due anni quasi-interi a lamentarmi, a dirne di tutti i colori su questo Paese e i suoi abitanti, a metterne in luce tutti i difetti e anche di piu’. Mi sono sentita dire di essere iper-critica, di essere razzista (lo ammetto, lo sono, ma sono razzista nei confronti dei bianchi, che e’ ben diverso!), di non capire, che quando mi si sente parlare sembra che odio il Sudafrica e tutti i sudafricani.
E’ vero, non mi sono potuta trattenere e ho dovuto rigettare - scrivendo sul blog, parlando e in qualsiasi altro modo possibile - tutte le mie malinconie, incazzature, etc...ma chi mi conosce veramente e mi guarda in viso mentre parlo del Sudafrica vede (spero, penso) che i miei occhi brillano e che nella mia falsa e oltremodo debole scorza di cinismo sono in realta’ innamorata di questo Paese.
Quello che dico sempre e’: se stesse un po’ piu’ vicino all’Europa...
Se il Sudafrica stesse in Congo ad esempio, tutto sarebbe piu’ semplice.
Meno soldi da spendere per ogni biglietto aereo, meno ore di volo stretti tra scomode poltroncine rimpinzati di cibo (cibo?) disgustoso e tutto il resto appresso.
Ma non e’ cosi’... e decisamente questa enorme lontananza ha dato i suoi frutti, su di me, belli brutti medi..di sicuro avere vissuto delle emozioni “negative” mi ha dato tanta forza che forse non avrei neanche immaginato di avere se avessi continuato a vivere in una situazione piu’ “ovattata”.
Se il Sudafrica stesse in Congo infatti forse ci resterei a vivere. Non per sempre, ma almeno per un po’...

Ha tanti lati positivi, la bellezza della natura ad esempio e’ qualcosa da far girare la testa e questo (dovete passarmelo) l’ho sempre detto in tutti i modi e lo urlo ancora una volta. La gente ... beh non e’ veramente cordiale e amichevole come vuol far credere a primo impatto ma poi piano piano le persone si sono rivelate una sopresa.
Il lavoro non manca.
I tempi per fare qualunque cosa sono dilatati e notavo proprio nei giorni passati che una cosa che non sento piu’ di tanto e’ proprio lo stress da routine matta e disperata a cui siamo abituati in Europa.
etc etc
Ma mi piace soprattutto perche’ mi ha messo in discussione e continua a farlo tutti i giorni. E perche’ mi fa odiare e perche’ mi fa amare. E sono contenta che mi faccia odiare perche’ e’ una bella emozione forte (innocua oltretutto ... nel mio caso per lo meno!) e ne sono entusiasta.
Ho detto che non resterei per sempre... e ci sono vari motivi per cui dico questo.
Ecco uno dei piu’ prepotenti..
Ad esempio, perche’ stando qui credo di avere capito quali sono le cose belle, BELLE, della vita e che quando ce le hai sotto mano e poi le perdi da un giorno all’altro ne soffri. Ad esempio..
L’uomo e’ un animale sociale (chi lo diceva?) e ha bisogno di contatti umani, ha bisogno di abbracci, di amore, di amicizia, di confronto, per tutti e’ cosi’ anche per chi lo nasconde...ha bisogno poi di cultura, di arte, di bellezza non solo paesaggistica ma anche creata dall’uomo stesso per l’uomo stesso perche’ la cultura rende sereni, liberi e apre la mente e rasserena il cuore ed educa e denuncia e diverte e rende piu’ belli fuori e dentro e ci fa crescere.
Qui l’arte ... L’arte e’ cosa da pancia piena e se viene dalla pancia vuota non rasserena l’animo di chi ne fruisce ma lo distrugge lentamente come un tarlo fa col legno: qui per quanto colorata l’arte possa essere, c’e’ sempre un’ombra di estrema tristezza che viene fuori e colpisce come una lancia. O se viene dalle poche pance piene - in un mondo di pance vuote - stride ed e’ fuori luogo, non la senti come arte, ma la percepisci brutalmente come ostentazione di ricchezza da parte di qualcuno che non merita fino in fondo di godere della ricchezza che ha.......
Strano.
In un Paese dove sono tutti ricchi o piu’ o meno ricchi e per lo meno non hanno il problema di sopravvivere tutti i giorni e tutte le notti, non senti la differenza, i ricchi hanno la facolta’ di essere ricchi e di godere delle proprio ricchezze e sono tutti felici e contenti. In un Paese di poveri e ricchi, i ricchi sono stronzi. Sono i cattivi e non meritano cio’ che altrove e’ si considerato futile ma che qui e’ ancora decisamente piu’ inutile.
(Ora mi chiedo: e’ sbagliato desiderare di tornare a fruire della bellezza e della cultura?
Desiderare di non dovere piu’ vedere gente povera in ogni angolo della strada? Desiderare di camminare la sera per strada liberamente?).
Si lo so sto ritornando a buttar fuori tutto il negativo che vedo, ancora una volta ci sono ricascata.
Mah, magari e’ un processo naturale, magari e’ necessario odiare per amare, amare per poi poter ricordare e rimpiangere e cullarci dei nostri bei ricordi, odiare per essere sazi una volta che si vola via e non essere troppo ... infinitamente tristi quando saremo migliaia di chilometri piu’ in la.

Allora faccio finta di odiare per nascondere che amo.