martedì 25 ottobre 2011

Secchi, secchie e secchioni.

Ormai e’ da qualche annetto che ci convivo e penso di essere arrivata ad una conoscenza abbastanza intima dell’argomento, tanto da poterne scrivere con una certa scioltezza.
Mi riferisco a loro: i nerds.
Tradotto in italiano: i secchioni.
Definizione da wikipedia: chi studia molto e non ha vita sociale.
Correggerei: chi studia solo e crede di avere una vita sociale.
Il mondo scientifico e’ un parcheggio infinito di gente cosi’.
In questi ambienti, la regola generale e’ conoscere nerds, l’eccezione e’ conoscere persone normali (non ho detto stimolanti, interessanti, ho detto solo normali).
E tutto andrebbe bene se uno avesse una ricetta, un segnale, uuunqualchecosa per riconoscerli subito e girargli alla larga. Il problema e’ che a volte si mimetizzano molto bene e rischi di entrarci quasi in confidenza, prima di accorgerti che sono loro e cominciare con quella serie di pietose scuse per allontanarti e non farti riagganciare piu’.
Il mio e’ un tentativo disperato di descriverli, un vademecum per avere qualche punto fisso e schivarli (o redimerli, nei casi lievi, perche’ e’ possibile se presi in tempo) piu’ facilmente.
Partiamo dall’inizio.
Il nerd non nasce nerd. Il nerd nasce sfigato e poi diventa nerd dopo avere passato anni in un certo ambiente universitario, generalmente molto complesso e competitivo: le facolta’ di ingegneria, chimica, fisica e matematica sono terreni fertili per la coltura di personalita’ gia’ problematiche.
Quindi: studia materie scientifiche – non si hanno notizie aggiornate di nerds nel campo umanistico, e secondo me c’e’ una spiegazione proprio “geografica” a questo* - arriva praticamente sempre al dottorato (quando non diventa pazzo prima) e nella totalita’ dei casi lo supera, va avanti con post-doc e poco dopo giunge fiero al fatidico ruolo di ricercatore, di solito in posticini sperduti della Germania o in USA.
Veste malissimo ma se, quelle rare volte, ha un certo senso dell’abbigliamento, allora guardategli subito i piedi, perche’ le scarpe saranno inadeguate oppure i calzini orribili (e soprattutto ben in vista, sotto quei pantaloni troppo corti). Le scarpe sono generalmente quelle da trekking, in tutte le stagioni (con la variante sandalo con calzino bianco - alla tedesca, per intenderci - se fa proprio caldo caldo caldo).
Del resto, questo ha una spiegazione molto semplice: la giornata lavorativa/di studio si sa quando inizia ma non si sa mai quando finisce e bisogna stare comodi (a questo riguardo: la comoda variante scalzi con calzino –solitamente bianco e con la suola sporca – e’ prerogativa dei soli nerd anglosassoni. Alla regina piace la moquette anche all’universita’, si sa)...
I capelli sono di solito corti e con forfora.
L’incarnato e’ piuttosto pallido e con borse sotto gli occhi ma – ATTENZIONE! – ci sono anche quelli che amano la montagna, la bici, la vita all’aria aperta, insomma tutte quelle cose solitarie – che poi sono gli stessi che indossano scarpe da trekking - e percio’ sfoggiano un po’ di abbronzatura durante buona parte dell’anno, depistandoci.
Ah si: ad un’attenta analisi epidermica, non sfuggira’ la presenza di eczemi da stress.
Occhialoni spessi si, ovvio...ma a volte madre natura puo’ essere benevola, quindi eliminerei l’occhiale: non costituisce un mezzo per un facile riconoscimento a distanza. (Forse pero’ si puo’ provare con l’olfatto...).
Ricapitolando: le caratteristiche fisiche non sono determinanti. Il nerd, come gia’ detto, potrebbe addirittura essere uno sportivone, vestito non male e con una bella abbronzatura..insomma, bisogna stare in campana, perche’ l’abito non fa il nerd (ma contribuisce).
E cosi’, facciamo un passo avanti: osserviamolo a livello caratteriale-emozionale, il nostro eroe. E’ qui che si distingue ben bene.
E’ timidissimo. Pranza solo o accompagnato da un paper o dal suo pc. Solitamente mangia al chiuso – cioe’, se c’e’ una mensa, in mensa..se non c’e’ la mensa davanti al computer, alla sua scrivania – ma sempre all’ombra, penombra o alla luce dei neon, guai a uscire fuori all’aria aperta e distendersi su un prato al sole per quella mezz’oretta. Poi c’e’ da dire che il pranzo in mensa e’ il loro unico pasto piu’ o meno completo ed edibile, a meno che la mensa non faccia servizio anche a cena, ovvio.In quest’ultimo caso, pesatelo all’inizio e poi alla fine del suo dottorato, post-doc, quello che sia: una bella prominente panzella, che chiameremo appunto panzella da nerd, si fara’ spazio sotto gli abiti, a volte tendente all’obesita’- soprattutto se stiamo parlando di nerd che si trovano in Francia – co’ tutta quella creme-fraiche dio bono – Germania, Inghilterra o USA.
Arriva molto presto in ufficio al mattino e di solito, quando ti capita di passare per sbaglio sotto le finestre del tuo building, la sera tardi, la sua luce e’ ancora accesa – generalmente e’ l’unica ancora accesa. Forse, stanchissimo, sta solo guardando qualche video divertente su youtube per distrarsi un po’ o leggendo un quotidiano on-line o guardando gli orari dei film al cinema, prima di tornare a casa – impossibile - oppure sta cercando di risolvere quel maledetto problema che proprio non gli da pace – certamente si.
Quando interagisce trovandosi per errore in ambienti normali, fa uscite improbabili e fuori luogo, di solito a voce molto alta – a meno che non stia ad una conferenza, dove parla solo e soltanto di scienza e li tiene banco, sempre a voce molto alta; di solito fa battute a cui ride da solo, oltretutto ride con risate convulse concentrate, cioe’ durano quei 2-3 secondi e poi torna alla sua espressione serissima e persa, di botto. Vorrei essere in grado di descriverla una risata convulsa concentrata ma non riesco. Se proprio non siete mai incappati in qualcosa di simile e volete sperimentare – cosa che vi auguro di tutto cuore, per aumentare il vostro bagaglio culturale – provate a farci caso prendendo uno di quegli autobus che dalle 7 alle 10 del mattino trasportano soli nerds verso i campus o le facolta’ scientifiche – tipo a trieste il 39 o il 51, a grenoble il 34...
Ah, non ha amici.

Ma di recente mi e’ capitato di aggiungere al catalogo un’altra categoria di nerds.
Forse le nuove generazioni secchione – cioe’ quelle che adesso hanno dai 24 ai 26 anni – hanno compiuto un salto evolutivo (vuoi per facebook, vuoi per mancanza di idee...). I nuovi nerds pranzano in gruppo – ma sempre in luoghi chiusi. Si fanno grasse risate raccontandosi aneddoti hard “di quando mi sono ubriacato e ho rimorchiato quella very hot chicken che stava al bancone della birreria”. Poi aggiungono esclamazioni e particolari irripetibili, autoincoronandosi cosi’ re della tavolata, eroi incontrastati degli altri commensali, osannati e riveriti come veri machi.
Chiaramente e’ tutto falso: la very hot chicken non e’ mai esistita, se non nelle loro testoline o al piu’ in qualche cartone animato giapponese visto la sera prima. Infatti, se vedono una ragazza normale, non riuscirebbero mai ad abbordarla. (Discorso totalmente diverso e’ quando la ragazza e’ anch’essa nerd...ma di solito le ragazze nerd non stanno nelle birrerie, a meno che non siano norvegesi o spagnole – vedi sotto - quindi escluderei l’ipotesi).
Chattano. Hanno tutti facebook appunto e cosi’ poi quando s’incontrano a pranzo o al coffee break possono vantarsi del numero di “amici” che hanno e poi spettegolare di questo o di quello, parlare delle ultime news, insomma avere argomenti di conversazione ben strutturati, ben pensati e aggiornati che gli diano una parvenza di normalita’ per quei primi 5 minuti, per poi ridiscendere negl’inferi della scienza, per i restanti 10. Fanno a gara a chi conosce piu’ siti “fighi” e a chi conosce piu’ gossip del poverino di turno assente perche’ impegnato in un esperimento.
Direi che, tra i nuovi nerd maschi, gli argomenti di conversazione piu’ gettonati sono le donne e le posizioni piu’ strane in cui fare – virtualmente - sesso ( o in cui si e’ fatto – virtualmente - sesso...), tra le femmine-nerd ascoltare e ridacchiare, facendo finta di condividere o di averlo sperimentato – e qualcuna piu’ coraggiosa, di solito sono le norvegesi o le spagnole - vedi sopra - cerca di inserirsi nella conversazione, dando a vedere una certa disinibizione e sottintendendo facilita’ di costumi.
Pero’ a tavola sono uguali al nerd vecchia generazione: mangiano compostissimamente, pianissimamente, non aprono bocca se non hanno ingoiato fino all’ultima briciola – avranno letto su facebook che masticando piano e bene si digerisce meglio! – tremano quando a fine pasto devono sbucciare la frutta – di solito arance e mele costituiscono un vero osso duro – e soprattutto mangiano quei dolci fosforescenti che si vedono solo nelle mense (o anche in genere nelle pasticcerie francesi, avete presente?).

Io non li sopporto piu’.
Sono circondata: non li capisco quando mi parlano, mi estraneo quando a tutti i costi vogliono spiegarmi quello di cui si occupano loro e non me ne frega neanche niente di sapere del criticalmagnetizationbehaviorofthetriangularlatticequantumantiferromagnets, perche’ per me sono solo letterine attaccate le une alle altre senza senso.
Il problema e’ che a stare immerso in questo ambiente, se non stai veramente attento cazzarola, rischi di diventare un semi-nerd, cioe’ una persona che non nasce sfigata grazie a dio, ma che piano piano assume quegli atteggiamenti da potenziale-nerd e qualche volta fa battute da nerd e ci ride, da solo e magari a voce alta.
E’ difficile ed ho paura.
Ma con orgoglio posso dire che io la tenda della doccia con su la tavola periodica ancora non l’ho messa (citazione della puntata pilota di The Big Beng Theory)..
Salvatemi quando questo accadra’...

*La mia spiegazione geografica e’ questa: avete mai notato che le facolta’ scientifiche – o i grandi poli di ricerca scientifica - salvo rare eccezioni, sono sempre in periferia, difficilmente raggiungibili con i mezzi pubblici, isolati, spesso bui, con corridoi stretti e lunghi, claustrofobici, semi-deserti, labirintici, con ben pochi diversivi e addirittura senza bar o punti di aggregazione che non siano biblioteche silenziosissime, aule-studio o infernali macchinette del caffe’-scoppia-milza? La spiegazione ormai obsoleta a quest’obbrobrio e’ la necessita’ di avere spazio per i laboratori, sicurezza per gli esperimenti, bla bla...
Avete invece mai notato che le facolta’ umanistiche si trovano sempre in centro citta’, generalmente in bellissimi palazzi d’epoca perfettamente ristrutturati, vissuti, immersi nella vita reale cittadina, pullulanti di idee e di cultura, persone che si muovono, parlano e che, si!, “perdono tempo” confrontandosi con altri colleghi “scansafatiche” tra una lezione e l’altra?

mercoledì 19 ottobre 2011

leggendo "Cronache di poveri amanti"

[...] Otto giorni cosa sono? A volte si arriva da una domenica all'altra, senza nemmeno accorgersene. Ma il Nesi, che conosciamo abituato a far di conto, potrebbe dirci che otto giorni sono 192 ore, divise in 11520 minuti, divisi in 691200 secondi. Il Padre Eterno, per creare il mondo, ne impiego' soltanto 518400. Possono quindi accadere molte cose, dall'uno all'altro lunedi'. [...]