venerdì 21 agosto 2009

Il vero capo..

E' bello partire di notte perche' mentre viaggi non hai nessuna idea di quello che ti sta circondando.

Soprattutto qui in sudafrica, appena esci dalle strade principali, dalle high-ways, non trovi neanche un singolo palo della luce a illuminarti la via e, a parte qualche spersa casetta nel mezzo del nulla con la sua timida lucina e i tuoi due coni di luce proiettati dalla macchina, non vedi assolutamente niente.

E' strano perche' da noi non succede proprio piu'.

C'e' talmente tanta illuminazione tra paese e paese, citta' e citta', che ci hanno spento anche le stelle e guidare di notte non ha tutta quell'aria di mistero ed eccitazione che invece si prova qui.

Siamo partiti la sera di qualche domenica fa per raggiungere quella che sulla cartina sembra essere la vera e unica e sola punta piu' a sud di tutto il continente africano: cape aghulas.

Indifferentemente chiamata l'aghalas o l'aghulas...

La sera siamo andati a dormire in un colorato backpacker, pieno di gente tutt'intenta a giocare a biliardo e chiacchierare intorno al fuoco.

Dopo una faticosa ricerca di cibo e una bella dormita, la mattina dopo finalmente ci rendiamo conto di dove siamo finiti: intorno al backpacker solo la main road, dove si affacciano qualche alberghetto e ristorante da turista e poi ville bellissime che ci fanno sgranare gli occhi...bello spiare all'interno attraverso le finestre! Ma chi ci abita qui, cosa staranno a fare in questa lingua di terra lontana dal mondo..?

e poi un faro, che ti indica che sei arrivato finalmente all'inizio o alla fine di tutto.

Il mare stupisce, soprattutto venendo da Cape Town: e' l'oceano indiano, piu' azzurro, piu' caldo. Via le scarpe e i calzini: dobbiamo provare quest'acqua.

La vegetazione e' quella tipica del western cape: distese di fynbos infinito che di tanto in tanto riesce ad attecchire su piccole dune di spiaggia finissima e bianca. Niente animali, struzzi e babbuini, solo – ahime - turisti ad affollare con braii e jeep questa estesa prateria.

Facciamo un giro lontani dal vociare, strade e stradine che si inerpicano per dune e collinette.

Bello, non me l'aspettavo cosi' (ma non saprei dire cosa mi aspettavo).

E poi via verso Arniston, questo ultimo baluardo di pescatori, con le sue casette bianche dal tetto di paglia, gente povera che vive qui e vive di pesca con 'sto mare incredibile.

Ci ha colpito il silenzio, i panni stesi ad asciugare, la maglietta dell'ANC indossata dalla lady della piccola osteria dove abbiamo fatto tappa...cosa vorra' dire quella maglietta?

Cosa pensera' un pescatore di Arniston della politica, dimenticato come e' da tutto e tutti, che vive senza nulla, probabilmente senza soldi, mangia solo i frutti del mare...cosa gliene importera' del presidente della repubblica sudafricana e chi e' e chi non e' quando tutto cio' che gli interessa sapere e' se riuscira' ad uscire in mare anche oggi e guadagnarsi la giornata..

Ultima tappa:Elim.

Nome strano per un paese strano.

Una strada, una sola, dove tutto – ma cosa? - si svolge. I bambini ci sono e ce ne sono tanti, fanno gare di bici. Ma gli altri dove sono? Qualcuno si intravede se guardi bene al di la delle porte semiaperte delle case ma restano immobili, ti guardano restando immobili.

Cos'e' sto posto?

Sappiamo solo che e' stato fondato da una missione morava, che ha costruito qui un mulino, le case, le strade e non ha permesso a nessun'altro che non facesse parte della stessa missione di costruire o di far parte di questa comunita'.

Nulla di piu'.

E dove sono adesso questi moravi? Si nascondono anche loro o hanno deciso di abbandonare tutto?

Andiamo via, torniamo verso il traffico, le larghe autostrade, la citta', le luci...con un'alone di un qualcosa di inspiegabile che ci accompagna.


martedì 11 agosto 2009

Ebano

'Qualunque tentativo di fare amicizia con le lucertole e’ destinato a fallire.
Sono creature diffidenti e paurose che vanno (o piuttosto che sfrecciano) per la loro strada. Un fallimento che contiene un suo aspetto metaforico, confermando che si puo’ anche vivere insieme sotto lo stesso tetto senza riuscire a capirsi e a trovare un linguaggio comune.'

leggendo ... R. Kapuscinski