martedì 31 gennaio 2012

Europa sotto zero

Con un freddo cosi'...ci vuole un bicerin!

venerdì 13 gennaio 2012

E sette!

E chi l’avrebbe mai detto?
La cosa piu’ difficile della gravidanza non e’ la gravidanza, ma sfuggire a tutti i racconti macabri che la riguardano.
Se posso darvi un consiglio, future mamme: leggete libri per informarvi ma solo il minimo indispensabile (l’istinto materno e paterno placheranno tutte le vostre ansie), non ascoltate racconti di amiche, cugine, amiche di amiche, parrucchiere ed estetiste sulla loro esperienza del parto.
Quando poi sara’ il vostro turno (a cose fatte, insomma) allora potrete di nuovo avere una conversazione normale col resto delle ex-gestanti e dirgli la vostra esagerando un po’ (ma non ad altre future mamme: ritorneremmo nel loop dell’horror!).

I parti di tutte le altre donne sono generalmente stati traumatici, al limite del tragico.
Ho sentito solo un paio di testimonianze di parti meravigliosi e “normali” – cioe’ sofferti, ma quanto basta - e penso a quei racconti quando m’imbegolo nell’ennesima storia disumana di lotta per la sopravvivenza.
Oppure mi estraneo pensando a una a caso delle 240 puntate di Friends, facendo finta di ascoltare...
Ma bando alle ciance.
Siamo all’alba del settimo mese e tutto va liscio.
Il bimbo scalcia, la panza aumenta e i problemini quotidiani pure: fare manovra per parcheggiare l’auto, allacciarsi le scarpe, attaccare le prese elettriche – ma perche’ le hanno messe tutte cosi’ in basso? -, rifare il letto...
Sciocchezze cosi’ insomma, che paragonate al miracolo della vita, che importanza vuoi che abbiano.
Il miracolo della vita...
Onestamente, a volte mi risulta ancora molto difficile immaginarmi di avere un bambino (maschio, per giunta!) dentro la mia pancia, pur avendolo visto attraverso le ecografie e sentito grazie ai suoi continui, deliziosi calcini e pugnetti (non e’ ironico: sono veramente deliziosi!) o vedermi in veste di mamma paziente e amorevole, che si sveglia nel cuore della notte e allatta questa bestiolina..o pensare di abbandonare per un po’ quelle sane e semplicissime abitudini, tipo andare al cinema, a una mostra, etc etc, partire solo con uno zaino (e non con una voluminosa scorta di pannolini sotto il braccio)..e in tutto questo non ci vedo ancora nessun miracolo della vita, a dire il vero.
Ma adesso, almeno, ci provo.
Si, direi che sti 9 mesi servono a qualcosa.
Vi giuro infatti che non ho fatto nessuna faccina da mamma raggiante – tipo quelle delle riviste premaman – quando ho guardato il risultato del test di gravidanza.
Ero ... attonita?stranita?impreparata?instupidita?ma si, pure un po’ incavolata col mondo tie’..
E non sono stata neanche tanto contenta per tutte quelle schifose nausee del secondo mese (bleah), che col cavolo che sono solo mattutine: mi assalivano a tutte le ore (ma per fortuna, non succede a tutte le donne).
(Vabbe, se lo vogliamo dire per rientrare nel loop dell’horror, sono tutt’ora molto nervosa all’alba dell’ennesimo prelievo di sangue e non sono affatto contenta di non poter bere vino e mangiare prosciutto quando mi va, ecco l’ho detto)!
Ma poi, piano piano vai avanti, ti assesti nel tuo nuovo equilibrio e la pancia comincia finalmente a crescere, i jeans non ti entrano piu’- e una volta tanto ne sei contenta..Poi cammini per strada e sorridi dicendo a te stessa “io sono incinta, voi siete solo delle persone ... normali!” e il mondo smette di girare cosi’ come, per trent’anni, ha sempre girato.
Guardi tutto da un’altra prospettiva e forse e’ questo quello che nei libri chiamano “spostamento del baricentro” (secondo me invece il baricentro, quello solito, resta dove sta!).
Devi ora sopportare i discorsi delle tue colleghe (che pure facevi anche tu, fino a 2 mesi fa eh!) di quanto sia “ impossibile restare incinte in questo momento della vita, devo lavorare e realizzarmi nel lavoro, non capisco come la gente possa fare figli con la crisi globale che c’e’..” e le ammezzeresti tutte.
Fai pure la spesa comprando cose che non avresti mai immaginato di voler mangiare.
Senza contare le innumerevoli ansie, paranoie, perplessita’, che vorresti gridare al resto del mondo..ma che il resto del mondo non capirebbe.
Ti senti unica, eppure questa e’ un’ esperienza che hanno avuto miliardi di donne prima di te.
E’ tutto un casino, insomma. Un normalissimo, atavico casino a cui devi abituarti e ci vuole tempo. Quindi penso che nove mesi sono proprio giusti per realizzare.
Infatti arrivi poi ad un punto – piu’ o meno ... ci sono dentro! – in cui ti abitui ad avere una bestiolina che ti fa compagnia 24 ore su 24, che si muove, che a suo modo reagisce alla tua vita di tutti i giorni e quasi quasi non vorresti lasciarla uscire piu’...
Cominci a pensare alle tutine da comprargli, agli sport che vorresti che praticasse, a come saranno i suoi capelli e il colore degli occhi, a tutte le cose che gli insegnerai e speri che vada bene a scuola!Ti immagini per lui o per lei un futuro bello, sereno, sano, paradossalmente e magicamente migliore di quello che in realta’ – dentro di te lo sai bene - lo attende.
Una magia insomma. Che non si capisce se non si prova (questa odiosissima frase dovevo proprio mettercela!).
Vorrei poter giurare di non cambiare, di restare come sono e non diventare una di quelle mamme iper-apprensive che tanto odio e che mi fanno un po’ ridere, cercare di mettere dei limiti a quello che posso e non posso fare, con questa personcina. Ma non so se saro’ in grado...Il vortice mamma-bebe’-passeggino-pannolino inghiottira’ anche me forse e tra un po’ non parlero’ d’altro che di tira-latte e bave e dentini che spuntano...

Comunque volevo dire che se verrete a trovarci, in ospedale, o poi a casa o non so quando sara’..non portate fiori, ne tutine, ne bavettine ne opere di bene...ma solo tante Ceres, la bionda non la rossa mi raccomando che’ non mi piace, e se vi trovate pure un bel panino col prosciutto, di quelli buoni che fanno nelle salumerie di giu’...
Ecco, intanto desidero questo poi si vedra’!