domenica 14 novembre 2010

La mia valigia

p.s. ...Italia, siamo tornati!
Questo post l’ho scritto qualche giorno prima della partenza e non ho avuto modo di metterlo sul blog prima di adesso..
(p.p.s. “Qualcuno” nel frattempo mi fa notare che dovro’ cambiare nome al blog..!)

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Con una tazza di te’ fumante (e rigorosamente un rusk da inzupparci dentro...), mi metto davanti al computer per scrivere.
Vorrei concentrarmi e scrivere qualcosa che possa riassumere due anni di sudafrica.
E cercare parole ben precise per farlo.
Ma e’ difficile, come si fa? Sono distratta continuamente, perche’ alla mia sinistra c’e’ il soggiorno in subbuglio.
Una valigiona aperta che aspetta di essere riempita, un tavolo sommerso da oggetti di ogni forma e misura che attendono la loro sorte, i cassetti svuotati dei loro contenuti...
Ebbene, e’ arrivato il momento.
Il momentaccio.
Il momentone.
Domani saremo gia’ in viaggio per l’aeroporto, quel limbo dove tutti i viaggi iniziano e poi un giorno (il fatidico giorno) finiscono.
Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ho messo piede qui, e ricordo limpidamente tutte le “cose” (esperienze, sensazioni..) bellissime che ho vissuto qui.
Non so perche’, quando le “cose” finiscono ci guardiamo indietro e ci sembra tutto bellissimo e intriso di affetto e di gioia, anche quando sappiamo bene che cosi’ non e’.
Cioe’ nel senso, i momenti tristi ci sono stati ma adesso proprio non me li ricordo.
Forse li ho gia’ messi nel fondo della valigia e poi li ho ricoperti con tutti questi oggetti che mi porto dietro.
E’ un po’ di giorni che mi sento strana.
Da un lato mi dico: “Ancora un settimana prima della partenza...”, dall’altro “Gia’ una settimana...?”.
Rido.
Poi mi rattristo.
Insomma, da ricovero immediato.
Ma e’ bello, emozionante.
Cosa mi porto nei miei 23 chili di bagaglio?
Vediamo...
Proprio sul fondo, come ho detto, ho sistemato i ricordi tristi. Quelli che spero di NON dimenticare mai.
La lontananza dalle cose familiari, quelle cose intime e “stupide” che hanno un senso solo per me. L’impotenza di essere li quando occorre, non perche’ occorra necessariamente la presenza fisica, ma perche’ senti che dovresti essere li e non puoi.
I momenti in cui avrei voluto ridere nella mia lingua, o quelli in cui – se fossi stata da quell’altra parte – avrei saputo cosa fare e a chi rivolgermi senza troppi giri di parole o senza stare a spiegare ...
Spero che il fondo della mia valigia non venga ispezionato ne’ all’aeroporto ne’ mai e resti cosi’ com’e’ adesso, per aiutarmi poi, quando ne avro’ bisogno.
E’ uno strato che si e’ arricchito di due anni di brutture causate dall’uomo per l’uomo. E’ intriso di apartheid, di schiavitu’, di debolezza, di cattiveria, di poverta’, di differenza razziale e culturale, di colonialismo, di malattie, di bambini che soffrono e donne e uomini che soffrono.
Non che abbia vissuto tutte queste cose talmente da vicino da sentirmene cosi’ partecipe o protagonista, nulla di tutto cio’. grazie a dio. Solo che vivendo qui, le tocchi o almeno ne senti il gusto e l’odore. Non ne hai molto scampo.
Le tocchi quando vai a piedi a fare la spesa, le annusi quando giri per le strade dei quartieri ricchi cosi’ come dei quartieri poverissimi, le gusti quando vai al cinema a vedere un documentario o un film sudafricano o quando vai in vacanza un weekend. Ti avvolge continuamente, e’ un odore costante che fa parte della storia di questo continente e di questo paese. Di tutti i paesi che hanno conosciuto il colonialismo, forse.
Eppure c’e’ una via di scampo. Eppure la gente VIVE.

Ecco di cosa e’ fatto il fondo della mia valigia.

Sopra i ricordi tristi, ho impacchettato per bene ... la natura!
Variegata, prosperosa, scintillante.
Montuosa, marina, potente.
Viva, azzurra, rocciosa.
Calma, calda, arida.
Soleggiata, fredda, ventosa.
Sabbiosa, immensa, infinita.
Amica.
Tutti i viaggi che abbiamo avuto la fortuna di fare mi hanno aperto gli occhi su una natura incredibile e inaspettata. Ogni 100 km il paesaggio subisce delle impercettibili (o forse...percettibilissime!) variazioni e tutto e’ meraviglia.

E ho avvolto tutto ben benino con i colori.
I colori della gente, delle vesti delle donne, dei capelli vaporosi, i colori degli schiocchi delle loro lingue musicali.
Tutto e’ musica.
Tutto e’ jazz, tutto e’ swingers.O reggae.

E poi in un angolino ho messo la bellezza mozambicana, con la sua barriera corallina, con le sue donne e uomini cordiali, con il suo mare bellissimo e caldo.
Nella tasca interna, chiusa con una zip, c’e’ la namibia, con il suo canyon, il calore, il deserto, gli animali.
E nei vari spazietti, per riempire il piu’ possibile, ho infilato le immagini delle migliaia di antilopi, struzzi, babbuini, leoni, coccodrilli, ippopotami, uccelli, iene, gatti selvatici, bufali..tutti colorati dalla luce rosata del tramonto.
Sopra a tutto, ho messo un baobab e un’acacia.
E al posto dello spago, tutt’intorno...l’odore del mare di muizenberg al mattino, quando TU apri la porta di casa...