venerdì 26 marzo 2010

Sai quando proprio vorresti avere il teletrasporto?

AUGURI MAMMA!

martedì 23 marzo 2010

Leggendo L'idiota

Quando avro' accumulato denaro, sappiatelo, saro' un uomo supremamente originale.Il denaro e' la cosa piu' vile e piu' odiosa di tutte, in quanto da' perfino l'ingegno. E continuera' a darlo sino alla fine del mondo.
Voi direte che tutto questo e' infantile o, magari, che e' poesia. Ebbene [...] rira bien qui rira le dernier!

lunedì 15 marzo 2010

Piu’ gas ai G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale)!

Pensando al sole caldo del Sudafrica, sono sicura che ci si immagina frutti meravigliosi e succosi che crescono sugli alberi e vegetali saporiti ad arricchire gli orti: questo e’ vero, ma solo in parte..
Eravamo, infatti, anche noi di questo parere prima di arrivare qui: sognavamo scorpacciate di frutta gustosissima in riva al mare e melanzane e zucchine grandi come cocomeri.
Ma dopo settimane alla ricerca di qualcosa stile isola tropicale ( le spiagge le abbiamo altroche’ trovate, quelle si! ), ci siamo dovuti rassegnare a mangiare frutta e verdura di qualita’ generalmente media, anzi i pomodori a volte hanno un colore un po’ spento, direi quasi un rosso-Inghilterra e piu’ di una volta abbiamo fatto facce storte davanti a peperoni venduti a peso d’oro e melanzane ammuffite che giacevano abbandonate da chissa’ quanto nel reparto frutta e verdura.
E nonostante la lontananza geografica e spirituale dal resto del mondo, la globalizzazione ha fatto breccia anche qui ed e’ possibile trovare anonimi broccoli anche in piena estate o arance tutto l’anno: a questo punto non capisco perche’ non importare anche il friariello, ecco!
Ma, friarielli a parte, la differenza sostanziale che abbiamo colto quasi immediatamente e’ che c’e’ molta meno informazione sulla provenienza dei cibi: da noi ormai puoi conoscere anche l’albero genealogico di quella povera mucca da cui viene la carne che acquisti o l’orario della deposizione di un certo uovo, grazie all’etichetta. Forse in Europa si esagera un po’ ma devo dire che non fa male sapere da dove arriva il cibo che mangi (come poi venga trattato resta purtroppo un grande mistero..). Qui invece devi andare un po’ a fiuto e fidarti dei cari vecchi 5 sensi per capire piu’ o meno cosa finira’ sulla tua tavola. Cosi’ con tutto: frutta, verdura, uova, carne..Non c’e’ (almeno non ancora) quel controllo alimentare spietato che esiste da noi e immagino che una ASL italiana si fregherebbe le mani se facesse un giretto al mercato del pesce di Kalk Bay!
Vale d’altronde anche qui la regola che in citta’ e’ tutto di qualita’ piu’ scadente e piu’ costoso quindi un po’ c’e’ da aspettarselo e come accade per molte altre cose, appena messo piede fuori citta’, lo scenario cambia decisamente, a cominciare dai prezzi, piu’ sostenibili, finendo ai frutteti, piu’ colorati (ricordiamo ancora il gusto meraviglioso di alcuni manghi che ci ha fatto assaggiare una simpatica fattrice a solo un centinaio di km dalla citta’), senza contare che conosci da dove viene cio’ che ti finisce nello stomaco, che non e’ poco.
Ma, eureka, siamo riusciti a trovare un angolino di prelibatezze ortofrutticole!E direttamente nel cuore di Cape Town.
Esistono anche qui infatti, come ormai ovunque in Italia ed Europa, i GAS che, ad una modica cifra, ti portano presso un punto di raccolta cittadino, settimana dopo settimana, le verdure coltivate da un contadino vero: quindi ecco che rispuntano i pomodori rosso-Africa, i peperoni acquistati senza dover dare in cambio un rene, rucoletta, zucca e via dicendo..
Certo, bisogna accettare di ricevere per una settimana 5 kg di cipolle e qualche testa di aglio ma questi contadini si impegnano e vanno sostenuti, nei paesi in via di sviluppo – come appunto il Sudafrica - piu’ che in altri luoghi, dal momento che qui esistono delle vere e proprie barriere territoriali che si aggiungono a quelle culturali ed economiche: pensate che fatica deve fare un povero contadino, che potrebbe in principio vendere i prodotti del suo orto ma nella pratica e’ impossibilitato ad affrontare montagne o deserti o il caldo afoso senza l’attrezzatura necessaria (ad esempio celle frigorifere e camioncini resistenti). Si capisce che da ste parti, date le distanze, e’ piuttosto improbabile parlare di colture a km zero!
Ebbene, qui accade che alcuni fortunati contadini (non ancora tutti) sono incentivati a coltivare in modo genuino e a vendere nei vicini mercati o punti vendita i prodotti grazie ai fondi a loro destinati dal Dipartimento dell’Agricoltura e grazie appunto a questi GAS, o gruppi di sostegno.
Ci siamo uniti da poco al GAS di Cape Town, che e’ organizzato da slowfood: ne siamo contenti e il risparmio settimanale che ne deriva comincia ad essere consistente, per la gioia dei nostri intestini e soprattutto di Erik, il nostro fornitore, il quale da poco e’ riuscito finalmente anche a comprare un frigo e puo’ mantenere per qualche tempo la verdura che produce, oltre ad avere la possibilita’ di frequentare dei corsi specializzati nel settore per imparare a fare formaggi, yoghurt etc.
E poi un’altra ricettina. Qui e’ stagione di zucche ahime’...zucche a pranzo e cena non ne possiamo piu’, ma abbiamo scoperto quant’e’ buono il couscous con la zucca!! http://slowfoodcsa.co.za/member-recipe-butternut-stuffed-with-green-pepper-and-couscous/

venerdì 5 marzo 2010

A spasso con i Sudafricani

A parte i ben poco simpatici SUV, che sono detestabilmente presenti anche qui ed a parte ovviamente le automobili, buona parte delle quali purtroppo non credo abbiano superato una revisione negli ultimi 25 anni, motociclette (poche) e scooters (pochissimi), il Sudafrica offre altri mezzi di trasporto comuni, comuni un po’ per caso un po’ scelta, alcuni dei quali possono essere considerati, con una certa dose di fantasia, particolarmente green.

Per iniziare questo breve excursus su come si muovono i Sudafricani e in particolare i Capetownians, posso dire che qui i concetti di car sharing e car pooling sono molto messi in pratica e al confronto noi Europei siamo dei pivellini.
I Sudafricani infatti amano viaggiare su pick-up (detti localmente bakkies) in non meno di 7-8 persone: e non e’ che qui i pick-up sono piu’ grandi o piu’ comodi, e’ proprio che i locali amano salire sul retro scoperto di questi furgoncini in gruppi numerosi, si sistemano nelle posizioni piu’ impensabili e fanno viaggi lunghi anche sotto la pioggia o con il vento. Loro si che riducono i mezzi di trasporto in circolazione...!
Inoltre, su questi bakkies, e’ possibile vedere interi traslochi fatti un po’... alla sudafricana appunto: in un unico viaggio, hanno l’abilita’ di trasportare case intere. Per rendere l’idea, girovagando su internet, ho trovato l’esplicativa immagine riportata qui sotto e in piu’ ne aggiungo una che ho scattato sulla high-way che, vi posso assicurare, non sono frutto di alcun fotoshop: quando va bene, si trovano solo oggetti messi li un po’ alla io speriamo che me la cavo, tante altre volte e’ possibile riconoscere, tra un letto e un como’, anche delle sfortunate sagome umane che reggono a denti stretti un divano o una libreria, pregando che l’autista non prenda buche troppo profonde.
Ironia a parte, e’ ovvio che tanta gente si ritrova costretta ad usare i bakkies a causa di una poverta’ purtroppo molto diffusa: chi ha la macchina la mette a disposizione e insieme si raggiunge il posto di lavoro o anche il luogo di ritrovo per trascorrere insieme la domenica. Cio’ non toglie che a vederli sono veramente caratteristici e colorati e ci fanno spesso scappare commentini e sorrisi..
I bakkies sono comunissimi in citta’ ma soprattutto tra chi vive nelle farms, anzi sono l’unico mezzo di spostamento per chi ha una fattoria in campagna o chi vive in quelle cittadine un po’ lontane dai grandi centri abitati (come del resto accade anche da noi) e dalle strade asfaltate.
Altro mezzo abbastanza diffuso e simpatico, non solo in Sudafrica ma in tutta l’Africa, e’ il minibus: pullmino, personalizzato con ogni sorta di adesivo, scritta e pelle di leopardo sul volante, da 10 posti nominali affollato anche da 20 persone; ed e’ documentato che una volta, su uno di questi, ha trovato posto pure una capra!E’ comodo perche’ l’intera rete urbana (chiamiamola cosi’) risulta coperta e puoi andare ovunque, velocemente e in buona compagnia. E in modo molto molto economico.
Sono anche divertenti: passano strombazzando ovunque per la citta’ acchiappando letteralmente al volo i passeggeri a bordo strada. Funziona che una volta saliti su, si mettono in mano alla scimmietta – ovvero l’aiuto autista/urlatore - 5 rands (circa 50 cents) e gli si dice dove si vuole scendere. Curiosita’: abbiamo scoperto che l’urlatore, in Kenya, e’ chiamato mannaggia (un napoletano riderebbe per ore...!).
Non bisogna farsi prendere dalle solite fisse europee o sudafricane-bianche che incitano con orrore a non prendere mai un minibus: se mai vi troverete da queste parti, a mio avviso e’ un’esperienza altamente consigliata per avere un’idea di chi siano questi sudafricani ma soprattutto (scopo primario!) per raggiungere velocemente la parte opposta della citta’.
Sono comodi e’ vero, anche se a volte si rischia di percorrere un bel po’ di chilometri stretti tra una persona e una valigia e quando va male male con una capra sulle ginocchia, ma insomma anche sul 39 che porta a Basovizza ho visto scene del genere al mattino presto...
Lasciando pero’ perdere il lato folkloristico per un momento: la cosa assai negativa e’ che la presenza di tutti questi minibus e della corrispondente categoria di autisti di minibus ha creato una sorta di mafia piuttosto radicata che si oppone alla creazione di linee di autobus urbani veri e propri e di metropolitane, che ad una citta’ con un territorio cosi’ esteso e con 3 milioni e mezzo di abitanti come Cape Town, farebbe veramente comodo.
Passiamo ai treni.
Non abbiamo ancora testato quelli a lunga percorrenza, che uniscono le maggiori citta’, ma ci sono e sono anche economici. Bisogna dire, se non si fosse gia’ capito, che le distanze in questo Paese sono enormi e nulla hanno in comune con la nostra Europa sovraffollata: i grandi centri urbani sono pochi e intervallati da intere catene montuose e deserti. Per fare un esempio, Cape Town e Johannesburg distano circa 2000km e nel mezzo solo sparute farms e montagne e distese di nulla, qualche villaggetto e poi di nuovo montagne, deserti, foreste..reso l’idea? Quindi, per chi puo’ permetterselo, l’aereo resta il mezzo piu’ veloce per spostarsi da una citta’ all’altra, a meno che non si abbia una macchina affidabile e tanto tempo libero a disposizione.
Invece, i treni cittadini (le metropolitane insomma, ma non ce ne sono di sotterranee) li abbiamo provati ben bene: a Cape Town funzionano abbastanza e – a parte pochi casi disperati – sono in orario, se non fosse che non vengono sfruttati dai bianchi, i soliti bianchi, perche’ – ebbene si - hanno paura! Li abbiamo presi spesso e conosciamo gente che li prende tutti i giorni e arriva “incredibilmente” sempre sano e salvo al lavoro..non sappiamo dunque – o piuttosto non possiamo comprendere – cosa sia questa diffusa paura di essere derubato, violentato etc etc sui treni locali. La cosa piu’ – diciamo – divertente e’ che tutti i treni sono divisi in prima e terza classe (si, si manca la seconda) e ovviamente la terza e’ destinata ai coloured e ai neri, mentre la prima a quei pochissimi bianchi coraggiosi che decidono di spendere di piu’ per, infine, auto-ghettizzarsi.
Quando prendiamo il treno generalmente compriamo un biglietto di terza classe: primo, essendo molto piu’ affollata ci sono ben poche possibilita’ di essere derubati o altro ammesso che debba proprio succedere, secondo e’ molto piu’ divertente per la grande varieta’ e il gran numero di persone che salgono e scendono, ognuno intento a raccontare a suo modo una storia...
Giusto per concludere la lista, esistono anche numerosi autobus extraurbani ovviamente, che ti portano fin nei Paesi confinanti e oltre.
La cara bicicletta e’ ben poco sfruttata, noi stessi non ne possediamo una: le distanze da un punto all’altro della citta’ sono molto grandi, un po’ come accade da noi le piste ciclabili sono ancora pochissime e i poveri ciclisti ben poco rispettati. Anche se non mancano parchi, riserve naturali e interi quartieri meravigliosi e verdissimi nella citta’ stessa e luoghi tranquilli dove farsi una pedalata..

Insomma..i trasporti in Sudafrica non sono ancora molto green, la strada da fare per una sensibilizzazione generale al problema dell’inquinamento da gas di scarico e’ lunga, perche’ deve superare delle barriere sociali che sembrano piuttosto dure da sdradicare e perche’ e’ tangibile la necessita’ di risolvere problemi di ben piu’ grave natura prima. Inoltre, se si pensa che deve essere ancora raggiunta quella fase di benessere economico diffuso in cui piu’ o meno tutti possono permettersi un’utilitaria o un mezzo di trasporto proprio (lasciando i bakkies in garage), credo che il problema sara’ ancora maggiore negli anni a venire.
Le nuove generazioni di Sudafricani pero’ hanno decisamente una marcia in piu’ e mi fanno ben sperare: viaggiano molto per il mondo, sono informati, molti di loro amano profondamente la natura perche’ hanno avuto la fortuna di viverci a strettissimo contatto e dunque forse questo dara’ una mano per uno sviluppo piu’ green per tutti.