Pensando al sole caldo del Sudafrica, sono sicura che ci si immagina frutti meravigliosi e succosi che crescono sugli alberi e vegetali saporiti ad arricchire gli orti: questo e’ vero, ma solo in parte..
Eravamo, infatti, anche noi di questo parere prima di arrivare qui: sognavamo scorpacciate di frutta gustosissima in riva al mare e melanzane e zucchine grandi come cocomeri.
Ma dopo settimane alla ricerca di qualcosa stile isola tropicale ( le spiagge le abbiamo altroche’ trovate, quelle si! ), ci siamo dovuti rassegnare a mangiare frutta e verdura di qualita’ generalmente media, anzi i pomodori a volte hanno un colore un po’ spento, direi quasi un rosso-Inghilterra e piu’ di una volta abbiamo fatto facce storte davanti a peperoni venduti a peso d’oro e melanzane ammuffite che giacevano abbandonate da chissa’ quanto nel reparto frutta e verdura.
E nonostante la lontananza geografica e spirituale dal resto del mondo, la globalizzazione ha fatto breccia anche qui ed e’ possibile trovare anonimi broccoli anche in piena estate o arance tutto l’anno: a questo punto non capisco perche’ non importare anche il friariello, ecco!
Ma, friarielli a parte, la differenza sostanziale che abbiamo colto quasi immediatamente e’ che c’e’ molta meno informazione sulla provenienza dei cibi: da noi ormai puoi conoscere anche l’albero genealogico di quella povera mucca da cui viene la carne che acquisti o l’orario della deposizione di un certo uovo, grazie all’etichetta. Forse in Europa si esagera un po’ ma devo dire che non fa male sapere da dove arriva il cibo che mangi (come poi venga trattato resta purtroppo un grande mistero..). Qui invece devi andare un po’ a fiuto e fidarti dei cari vecchi 5 sensi per capire piu’ o meno cosa finira’ sulla tua tavola. Cosi’ con tutto: frutta, verdura, uova, carne..Non c’e’ (almeno non ancora) quel controllo alimentare spietato che esiste da noi e immagino che una ASL italiana si fregherebbe le mani se facesse un giretto al mercato del pesce di Kalk Bay!
Vale d’altronde anche qui la regola che in citta’ e’ tutto di qualita’ piu’ scadente e piu’ costoso quindi un po’ c’e’ da aspettarselo e come accade per molte altre cose, appena messo piede fuori citta’, lo scenario cambia decisamente, a cominciare dai prezzi, piu’ sostenibili, finendo ai frutteti, piu’ colorati (ricordiamo ancora il gusto meraviglioso di alcuni manghi che ci ha fatto assaggiare una simpatica fattrice a solo un centinaio di km dalla citta’), senza contare che conosci da dove viene cio’ che ti finisce nello stomaco, che non e’ poco.
Ma, eureka, siamo riusciti a trovare un angolino di prelibatezze ortofrutticole!E direttamente nel cuore di Cape Town.
Esistono anche qui infatti, come ormai ovunque in Italia ed Europa, i GAS che, ad una modica cifra, ti portano presso un punto di raccolta cittadino, settimana dopo settimana, le verdure coltivate da un contadino vero: quindi ecco che rispuntano i pomodori rosso-Africa, i peperoni acquistati senza dover dare in cambio un rene, rucoletta, zucca e via dicendo..
Certo, bisogna accettare di ricevere per una settimana 5 kg di cipolle e qualche testa di aglio ma questi contadini si impegnano e vanno sostenuti, nei paesi in via di sviluppo – come appunto il Sudafrica - piu’ che in altri luoghi, dal momento che qui esistono delle vere e proprie barriere territoriali che si aggiungono a quelle culturali ed economiche: pensate che fatica deve fare un povero contadino, che potrebbe in principio vendere i prodotti del suo orto ma nella pratica e’ impossibilitato ad affrontare montagne o deserti o il caldo afoso senza l’attrezzatura necessaria (ad esempio celle frigorifere e camioncini resistenti). Si capisce che da ste parti, date le distanze, e’ piuttosto improbabile parlare di colture a km zero!
Ebbene, qui accade che alcuni fortunati contadini (non ancora tutti) sono incentivati a coltivare in modo genuino e a vendere nei vicini mercati o punti vendita i prodotti grazie ai fondi a loro destinati dal Dipartimento dell’Agricoltura e grazie appunto a questi GAS, o gruppi di sostegno.
Ci siamo uniti da poco al GAS di Cape Town, che e’ organizzato da slowfood: ne siamo contenti e il risparmio settimanale che ne deriva comincia ad essere consistente, per la gioia dei nostri intestini e soprattutto di Erik, il nostro fornitore, il quale da poco e’ riuscito finalmente anche a comprare un frigo e puo’ mantenere per qualche tempo la verdura che produce, oltre ad avere la possibilita’ di frequentare dei corsi specializzati nel settore per imparare a fare formaggi, yoghurt etc.
E poi un’altra ricettina. Qui e’ stagione di zucche ahime’...zucche a pranzo e cena non ne possiamo piu’, ma abbiamo scoperto quant’e’ buono il couscous con la zucca!! http://slowfoodcsa.co.za/member-recipe-butternut-stuffed-with-green-pepper-and-couscous/
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2 commenti:
muy bien! io dopo un po ne ho trovato uno anche a buenos aires, so un po meno organizzati, troppo napoletani, e ancora non so riuscito a fare un ordine :)
ma ce la farò!
che poi questa mica è solidarietà, direi piuttosto di rispetto della natura e di se stessi
un GARNSS :D
chiamala come ti pare...ma oggi il contadino non mi ha consegnato le verdure!!grrrrrr!!
ahahahaah
scherzo scherzo, qui sono (sciopero dei taxi a parte) piuttosto ben organizzati, riceviamo pure e.mail settimanali con la cronistoria delle nostre verdurine, ricette, si organizzano uscite alla farm..questa e' la penultima settimana e non si sa se il gas verra' rifatto subito. gia' sono triste al possibile pensiero di ritornare in supermercato, sigh!
saluta buenos aires!
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